E’ notte, fa freddo, le strade
sono deserte e silenziose, la gente dorme … all’improvviso un suono lamentoso e
straziante si leva con impeto da un portone … “Miserere mei deus … secundum
magnam … misericordiam tuam…
Chi vive nel centro storico lo sa
… durante la Quaresima il Miserere risuona nei vicoli come un vero e
proprio sottofondo, il battito di un cuore che aumenta di ritmo venerdì dopo
venerdì mentre la Pasqua si avvicina.
Come si può non restare
affascinati di fronte a tutto questo, come non restare ammirati e rapiti dalle
arcaiche sonorità di questa preghiera (salmo 50 di Davide), incorniciate dall’architettura
di un centro storico dove il tempo sembra essersi fermato ?
Non sappiamo con certezza se nel
passato fosse consuetudine cantare il Miserere nei vicoli del centro storico.
Lo possiamo ipotizzare leggendo il saggio di Pasquale De Luca che narra le
vicende di un trio del Miserere ante litteram …
Lo possiamo desumere dal fatto che in passato (metà-fine settecento) il
Miserere veniva intonato durante le “quarant’ore di adorazione eucaristica” che
si svolgevano nella chiesa di San Giovanni a villa ogni venerdì di marzo, con
l’esposizione dei Misteri della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo.
Ma una cosa è certa: questa
pratica era certamente scomparsa all’inizio del 1900 e certamente non esistevano
le cosiddette “cene del Miserere”, almeno come noi oggi le conosciamo, ovvero
la tradizionale occasione di convito di tutti i cantori che poi riversano
nel centro storico fino a notte inoltrata.
Possiamo, però, ricostruire ciò
che accadde all’inizio degli anni 30, quando nascono "le cene del Miserere" e la
tradizione si rinnova assumendo i connotati attuali.
In questo periodo un nuovo trio
del Miserere muove i primi passi … o per meglio dire, intona le prime botte … Eugenio
Polito (prima voce), Renato Cecere (seconda voce) e Pasquale Ago (terza voce).
I tre giovani si accostano al canto con piglio diverso rispetto al passato e
per questo ancora oggi li ricordiamo come il “mitico trio del Miserere”.
Eugenio Polito, classe 1910, era
un giovane insegnante di scuola elementare; non era confratello, lo diventerà
con votazione unanime nel 1938, era un cultore della musica ed ottimo
pianista, ed infatti comporrà la marcia funebre “Cristo Miserere Mei”, da tutti
conosciuta con il suo cognome, “Polito”.
Renato Cecere, classe 1908, di
professione geometra, ma da tutti soprannominato “l’ingegnere”, confratello,
figlio di fratello, nel 1935 verrà eletto priore e manterrà la carica fino al
1945 (in una fase travagliata della storia). Dotato di una forte personalità
era tuttavia un uomo ironico e rispettato. Molti lo ricordano per la sua
abitudine di salutare gli amici confratelli, in qualsiasi momento dell’anno,
con la frase “meno … “ seguita dal numero di giorni che mancavano all’inizio
della Quaresima
Pasquale Ago, classe 1910,
impiegato dell’ufficio delle Imposte Dirette, era figlio del confratello
Vincenzo che era stato vice priore dal 1921 al 1927 e priore nel biennio 1928-29,
cantore di Miserere e noto musicante (flicorno) che introdusse a Sessa Aurunca
la famosa marcia funebre Lugete Veneres di P. Bennati. Dal carattere mite è stato segretario dell'Arciconfraternita dal 1936 al 1968 e corifero dell’Ufficio delle Tenebre, laddove eseguiva il canto della
quarta lezione.
I presupposti c’erano tutti.
I tre, accomunati da una non
comune amicizia, iniziarono a provare da adolescenti, ascoltando i cantori
dell’epoca (il trio Pastore-Pastore- Amendola) ed in particolare apprendendo i
segreti del canto seguendo i consigli tecnici di Vincenzo Ago (1880-1950) e di
Edoardo Pastore, detto Mast’Eduà, noto sarto. Ma l’ingegnere Cecere, vera anima
del trio, voleva di più … riportare il Miserere all’antica dignità.
A questo punto è d’obbligo aprire
una parentesi. Nel tempo il Miserere aveva subito una inesorabile crisi. In
passato esistevano diversi trii, uno per ogni Mistero. Infatti, fino al 1840 il
Miserere costituiva l’unico accompagnamento musicale della processione (le marce
funebri furono inserite proprio in quell’anno) ed i Misteri procedevano molto
distanti fra loro (non come oggi) in una sorta di grande via crucis. Il trio più valido aveva l’onore di cantare
davanti al Cristo Morto ed i cantori portavano la candela ed il libretto con il
testo.
Nel tempo tutto questo cominciò a
sparire e spesso a cantare erano persone che non appartenevano alla confraternita, la
cui conoscenza del canto e del testo (il latino era conosciuto da pochi)
erano molto discutibili.
I nostri tre giovani cantori,
memori di questo glorioso passato, ma anche consapevoli della situazione
presente, iniziarono a sperimentare alcuni cambiamenti volti ad armonizzare meglio
le tre voci con una più chiara scansione del testo, ovviamente depurato da ogni
italianizzazione. Ed il risultato fu così straordinario che, complice anche la
loro appartenenza alla confraternita (mentre il trio precedente era costituito
da non confratelli), nel 1935, poco più che ventenni, diventarono l’unico ed
inconfondibile “Trio”.
La foto che vi proponiamo
(proprietà famiglia Ago) li ritrae proprio durante quella processione del
giovedì santo del 1935, vestiti con il
sacco, con la candela accesa in una mano ed il libretto con le strofe
nell’altra. La foto (una rarità per l’epoca) fu eseguita dinanzi al portone del
Municipio, circondati da cittadini curiosi, mentre in alto a sinistra si nota
il Palio che si staglia sulle luminarie accese (all’epoca si usava così).
Questo vuol dire che cantavano davanti al Cristo Morto ... un vero e
proprio ritorno al passato.
Canteranno insieme per circa trent’anni,
fin quando, alla fine degli anni 50 il cantore Eugenio Polito, preoccupato dal
calo della sua voce, per l’avanzare degli anni, deciderà di non cantare più.
Gli altri due cantori continueranno a cantare con altre prime (anche se la
differenza era evidente a tutti) fino al 1968, anno in cui morì improvvisamente,
ed a soli 58 anni, la terza voce, Pasquale Ago. Si chiuse così, per sempre, una
bella storia di amicizia e di confraternita; a raccogliere il testimone furono
tre giovani confratelli, Antonio Aurola, Vincenzo Ago (figlio di Pasquale) ed
Emilio Galletta, che ancora oggi costituiscono il trio anziano del Miserere.
Ma quel mitico trio resterà per
sempre legato alla storia delle nostre tradizioni.
Non solo perchè riportarono il
Miserere nella giusta dimensione, riattribuendo al canto la dignità che
meritava ma anche perché ebbero il merito di dare avvio alle cosiddette “cene
del Miserere”, in questo aiutati e sostenuti da altri confratelli come Ariosto
Aurola (padre del cantore Antonio), Eduardo D’Ari, Luigi Izzo, Peppino Della
Rosa, Fabio Rozzera, Raffaele Marchegiano ed altri.
Fu una scelta naturale,
spontanea, dettata dall’esigenza di ritrovarsi con gli amici per
rinsaldare i rapporti confraternali e di amicizia, per discutere dell’organizzazione
della processione, prima di iniziare il consueto giro per le vie del
centro storico.
All’ingegnere Cecere, in particolare, il merito di aver
ispirato un menù appropriato, che ovviamente escludeva la carne, e di aver ideato
alcune delle caratteristiche usanze che ancora oggi resistono immutate, anche
se ammantate da velo di riservatezza.
Così tutto ebbe inizio e così - speriamo - tutto
continuerà ad essere …
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