Concluse le feste carnascialesche del martedì grasso - che nella città di Sessa Aurunca non hanno avuto mai particolare rilevanza - inizia il tempo forte per eccellenza della conversione e del ritorno a Dio: la Quaresima.
Il periodo quaresimale è inaugurato dalla funzione religiosa del Mercoledì delle Ceneri. La cerimonia si tiene, anche a Sessa Aurunca, con grande adesione popolare e con la partecipazione dei membri delle Confraternite cittadine in Cattedrale.
Poco dopo un gruppo di confratelli, invitati singolarmente e a voce, siederà assieme per la prima delle cosiddette "cene conviviali", un rito tradizionale che è particolarmente caro ai sessani. Le altre seguiranno tutti i venerdì di marzo, dopo la funzione - che si svolge nella chiesa di San Giovanni a Villa - dell'esposizione dei "Misteri" che costituiranno il corteo processionale del Cristo Morto il Venerdì Santo; si inizia con quello che raffigura "Gesù nell'orto del Getsemani" e, nei venerdì seguenti, si prosegue nell'ordine con gli altri.
Il periodo quaresimale è inaugurato dalla funzione religiosa del Mercoledì delle Ceneri. La cerimonia si tiene, anche a Sessa Aurunca, con grande adesione popolare e con la partecipazione dei membri delle Confraternite cittadine in Cattedrale.
Poco dopo un gruppo di confratelli, invitati singolarmente e a voce, siederà assieme per la prima delle cosiddette "cene conviviali", un rito tradizionale che è particolarmente caro ai sessani. Le altre seguiranno tutti i venerdì di marzo, dopo la funzione - che si svolge nella chiesa di San Giovanni a Villa - dell'esposizione dei "Misteri" che costituiranno il corteo processionale del Cristo Morto il Venerdì Santo; si inizia con quello che raffigura "Gesù nell'orto del Getsemani" e, nei venerdì seguenti, si prosegue nell'ordine con gli altri.
Mauro Volante, in una sua nota scrive che: «… quello delle "cene conviviali" é un rito ignoto ai più perché le persone che ne sono i gelosi custodi mal vedono "l'intrusione" di estranei che potrebbero non comprendere o male interpretare lo spirito che li anima. Perché in queste usanze c'è tutto il carattere di una gente che, quasi per sortilegio, è restata quella di mille e mille anni fa; che è uscita indenne da ogni dominazione e che costituisce quasi un'isola etnica nella stessa terra di Lavoro.
Le "cene" si tengono presso alcuni ambienti della città. Ad essa prendono parte pochissimi commensali, i quali, più che consumare abbondanti pasti, non fanno altro che raccontare aneddoti ed episodi recenti e passati inerenti la Pasqua, discutere sulle processioni, delibare qualche bicchiere di vino accuratamente scelto nelle cantine di qualche amico che ha ancora la fortuna di avere un colono che "sa fare" il buon vino, intonare qualche marcia funebre per far rivivere nella mente le processioni del Venerdì e del Sabato Santo ma soprattutto per cantare il "Miserere" …».
La storia di tali consessi è remota. Si è voluto far risalire la loro origine a quelle che Plinio definisce "hetaeriae": incontri culturali, durante i quali i Cristiani rievocavano l'Ultima Cena di Gesù con gli Apostoli consumando «… un cibo, che era, ad ogni modo, quello consueto ed innocente…».
I cibi consumati sono quelli tradizionali di magro: baccalà, pizze al pomodoro e con scarola ed olive (calascione), alici, tonno, olive, cipolle, pecorino stagionato, mozzarella di bufala, finocchi arance e mandarini, il tutto accompagnato dal locale vino Falerno.
La gamma dei sapori si attesta sulla linea dell'aspro, acre, amaro, fatta eccezione per la mozzarella e i finocchi; mentre la presenza della cipolla garantisce benefici alla voce dei cantori del "Miserere".
Terminata la parca cena, é tradizione cantare il "Miserere" nel cuore della città vecchia fino a tarda notte.
Durante questo periodo, per le vie del centro storico, è possibile osservare qualche pittoresca rappresentazione popolare della quaresima; una bambola che stringe fra le mani una "conocchia" (allusiva alla ordinaria occupazione delle vecchine) e dalla cui estremità inferiore si faranno fuoriuscire sette piume di gallina, simbolo delle sette settimane del periodo quaresimale che, una per settimana, saranno via via tolte...
Le "cene" si tengono presso alcuni ambienti della città. Ad essa prendono parte pochissimi commensali, i quali, più che consumare abbondanti pasti, non fanno altro che raccontare aneddoti ed episodi recenti e passati inerenti la Pasqua, discutere sulle processioni, delibare qualche bicchiere di vino accuratamente scelto nelle cantine di qualche amico che ha ancora la fortuna di avere un colono che "sa fare" il buon vino, intonare qualche marcia funebre per far rivivere nella mente le processioni del Venerdì e del Sabato Santo ma soprattutto per cantare il "Miserere" …».
La storia di tali consessi è remota. Si è voluto far risalire la loro origine a quelle che Plinio definisce "hetaeriae": incontri culturali, durante i quali i Cristiani rievocavano l'Ultima Cena di Gesù con gli Apostoli consumando «… un cibo, che era, ad ogni modo, quello consueto ed innocente…».
I cibi consumati sono quelli tradizionali di magro: baccalà, pizze al pomodoro e con scarola ed olive (calascione), alici, tonno, olive, cipolle, pecorino stagionato, mozzarella di bufala, finocchi arance e mandarini, il tutto accompagnato dal locale vino Falerno.
La gamma dei sapori si attesta sulla linea dell'aspro, acre, amaro, fatta eccezione per la mozzarella e i finocchi; mentre la presenza della cipolla garantisce benefici alla voce dei cantori del "Miserere".
Terminata la parca cena, é tradizione cantare il "Miserere" nel cuore della città vecchia fino a tarda notte.
Durante questo periodo, per le vie del centro storico, è possibile osservare qualche pittoresca rappresentazione popolare della quaresima; una bambola che stringe fra le mani una "conocchia" (allusiva alla ordinaria occupazione delle vecchine) e dalla cui estremità inferiore si faranno fuoriuscire sette piume di gallina, simbolo delle sette settimane del periodo quaresimale che, una per settimana, saranno via via tolte...
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