martedì 12 maggio 2009

Al mio caro "Mistero"


Ritirato al regno del Padre,
nell’orto,
misero,spoglio,infausto
sudar sangue il mio Signore fa.

Angelo, severamente imponente
Senti la sua voce,
grida,
il suo cuor dolente è tradito.

Aiutami! Padre mio!

Cinque saranno le condanne,
Il Getsemani, la Colonna, L’Incoronazione, La Caduta, La Croce.
Le quali ti proclameranno
Il Re dei re.

Calice.
Al mio povero Signore,
la comunione è già versata.
Il peccato dell’uomo sta per compiersi.

Catene.
Al mio povero Signore,
l’arresto prepotente.
I trenta danari l’uomo erediterà con folgore.

Funi.
Al mio povero Signore,
la condanna è appena scorta.
Padre mio, Pietà!

Scale.
Al mio povero Signore,
la salita al tuo regno così gioiosa
salvato il compiuto peccato ha.

Vincendo la morte.

La tua preghiera nell’orto
non è stata mai appassita nel tempo,
possa io aver la forza in spalla,
e il dolor sopportar.


di Ciriello Pietro

sabato 25 aprile 2009

I "Sepolcri" del SS. Crocifisso

Anche quest'anno, nella sera del Giovedì Santo, nella chiesa di S. Giovanni a villa e nel chiostro del convento francescano annesso alla chiesa, si è ripetuta quella che ormai può essere giustamente considerata una tradizione, quella dei sepolcri dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso.
In chiesa l'allestimento, particolarmente apprezzato per la sua bellezza ma anche per la sua semplicità e sobrietà, è stato ideato dal confratello Emanuele Del Pezzo, coadiuvato da Francesca Cornelio, Pietro Ciriello e Maria Carla Zambella.
Riportiamo una bellissima fotografia realizzata da Andrea Chianese.
Nel chiostro, oltre alla mostra fotografica Antiche Presenze (di cui abbiamo già detto nel precedente articolo) è stata creata una grande Croce di lumini con esposto, a centro, l'antico reliquiario in argento del 1778 contenente un frammento della Santa Croce, dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso. A rendere ancor più suggestiva l'atmosfera, ai lati della reliquia è stata riprodotta la scena del calvario ed è stata esposta l'antica saetta della confraternita con le candele accese.
Il sepolcro è stata ideato dal confratello Rosario Ago, con la collaborazione di Francesco Rocco, Gino e Marco Comella, Pasquale Ago.
Anche in questo caso riportiamo una splendida fotografia di Andrea Chianese.

Tantissimi cittadini e turisti si sono accostati ai sepolcri e con la complicità di appropriati sottofondi musicali, scelti con cura dagli ideatori, hanno vissuto una esperienza di profondo raccoglimento, ideale per prepararsi spiritualmente alle processioni del Venerdì e Sabato Santo.

venerdì 24 aprile 2009

Antiche Presenze

Antiche presenze è il titolo di una mostra fotografica allestita nel chiostro della Chiesa di S. Giovanni a Villa dal Dr. Andrea Chianese, un giovane confratello sessano e appassionato fotoamatore, che ha voluto riprodurre nella mistica ambientazione del Sepolcro, ricreato dall’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso, in occasione di un evento storico-culturale quale la Settimana Santa a Sessa Aurunca, la cornice scenografica di una città millenaria ricca di arte, cultura, tradizione e passione.
L’amore per la fotografia, unito all’attaccamento per la propria terra e i suoi riti, lo ha spinto a realizzare con mano da amatore ma con occhio romantico di sessano, alcuni scatti che ritraggono alcuni dei numerosissimi monumenti che impreziosiscono la nostra città. Le immagini, seppur non esaustive della varietà e molteplicità monumentale caratteristica di una città antica e importante come Sessa, rappresentano il cuore del suo patrimonio architettonico ricchissimo di particolari fortemente evocativi. Gli scatti ambientati nella Cattedrale o nelle Chiese di S. Carlo Borromeo, del Santissimo Rifugio, dei frati cappuccini o di S. Giovanni a villa, mettono in risalto dettagli, sfumature e ombre che offrono un punto di vista diverso da quello consueto. E’ nata così questa mostra fotografica realizzata dal Chianese con il supporto pratico degli amici Pasquale e Rosario Ago, Luigi Comella, Daniele Alfieri, Francesca Cornelio, con la collaborazione grafica di Maurizio Volante ed il preziosissimo supporto dell’ Arciconfraternita del SS. Crocifisso.
La mostra è stata aperta Giovedì Santo dalle ore 19 alle ore 24:15 e Martedì 14 aprile dalle ore 21 alle ore 23:30 ed ha visto la presenza di centinaia di persone che hanno apprezzato la qualità del lavoro del fotoamatore aurunco. Un lavoro forse scevro dei dettagli tecnici professionali ma pervaso dal pathos quaresimale che scuote l’animo di ogni sessano e che contraddistingue questo nostro emerito concittadino a cui va il nostro grazie e l’invito a proseguire in questa sua passione.

Le "alluttate": le "pie donne" di Sessa Aurunca.

Ogni anno centinaia e centinaia di donne "scauze e alluttate" con enormi candele tra le mani partecipano alle processioni dei misteri. Esse compiono il loro rito di fede, di speranza, di preghiera e di ringraziamento alla Madonna perché interceda alle segrete istanze di ogni madre, di ogni moglie, di ciascuna donna”.
Così il Dr. Pietro Perrotta descriveva nel suo libro “La Settimana Santa a Sessa Aurunca” (Ferrara – 1986) le donne alluttate che ogni anno perpetuano il loro voto al Cristo Morto ed alla Vergine Addolorata.
In questo articolo sulle "alluttate" voglio provare ad andare oltre …. partendo dalla storia delle "pie donne" cercherò di connotare il simbolismo che si cela dietro la presenza delle alluttate nelle processioni del Venerdì e Sabato Santo di Sessa Aurunca e nel contempo cercherò di evidenziare ed analizzare aspetti più tradizionali, e forse nascosti, di questa antica usanza che manifesta, più di ogni altra, la profonda pietas che pervade il popolo suessano nella Settimana Santa.
Tutto questo prescindendo dalle pur encomiabili motivazioni personali che animano ogni singola donna e soprattutto nella convinzione (rectius nella consapevolezza) che ogni aspetto delle processioni sessane non è casuale.
Chi sono le pie donne ? Che rappresentano nella vicenda storica della vita e della passione e morte di Gesù Cristo ?
Per rispondere a questa domanda bisogna partire da lontano esaminando, seppur brevemente, la posizione della donna ebrea ai tempi di Gesù. Ella non partecipava alla vita pubblica del suo popolo, quando usciva di casa doveva tenere sempre il viso nascosto da due veli che coprivano il capo e un altro per la fronte, più due altri, penduli, che scendevano fino all'altezza del mento. Con queste cinque pezze di stoffa bianca, era praticamente impossibile riconoscerla. E chi trasgrediva queste regole poteva essere ripudiata dal proprio marito, senza possibilità di opporsi. E' in questa società estremamente maschilista e patriarcale, che si devono inquadrare le “pie donne”, un gruppetto di discepole di Gesù. Il Vangelo ne cita alcune tra cui: MARIA di Magdala, detta 'La Maddalena', la prima discepola di Gesù, secondo la tradizione identificata con la peccatrice perdonata da Gesù in casa di Simone il fariseo. GIOVANNA, moglie di Chuza, sovrintendente di Erode; SUSANNA, possidente di Cesarea di Filippi; RACHELE, della zona di Tiro ed altre non menzionate per nome. Esse si erano messe al seguito di Gesù, dopo esser state da Lui guarite nel corpo o nello spirito e si occupavano specialmente delle faccende pratiche e del sostentamento materiale del gruppo, sia con la loro opera, che con le loro risorse economiche. Ma la prima delle pie donne ed il loro modello incomparabile è senza dubbio Maria, Madre di Gesù, con la quale vivranno la Passione di Cristo in modo così toccante e significativo da essere riconosciuto nella Via Crucis (la ottava stazione è dedicata all'incontro tra Gesù e le pie donne). Ma ripercorriamo le ultime ore di vita di Gesù e le vicende che vedono coinvolte le pie donne. Per farlo ho deciso di riportare il toccante testo delle rivelazioni di Suon Anna Caterina Emmerick nella cui narrazione, come vedrete centrata sul ruolo delle pie donne, leggo uno straordinario sincretismo religioso con il ruolo delle nostre alluttate nelle processioni del Venerdì e Sabato Santo. “Dopo il doloroso incontro con il Signore la santa Vergine aveva perso i sensi; le compagne la ricondussero nel palazzo per sottrarla alla plebaglia infuriata. Il portone si chiuse tra lei e il Figlio carico della croce. Le pie donne trovarono immediato rifugio nella casa di Lazzaro, luogo di conforto per Maria santissima. Presto ella fu presa di nuovo dall'ardente desiderio dì soffrire accanto al Figlio, il che le rese forza di ripercorrere la via della passione. Ripartì con Maria Maddalena e le pie donne. Erano in diciassette, velate e piene di dolore. Marta, Maria Maddalena e le altre piangevano sulle sofferenze del loro Signore, indifferenti alle ingiurie e al sarcasmo della plebaglia. Ciò nonostante, imponevano a molti un sentimento di rispetto. Le vidi baciare la terra su cui Gesù era stato caricato della croce, quindi proseguirono il doloroso cammino da lui percorso. L'Addolorata mostrò alle pie discepole le varie stazioni santificate dal sangue e dai dolori del suo amatissimo Figlio, e tutte fecero oggetto di venerazione. Così esse diedero pubblicamente inizio alla devozione più commovente nella tradizione della Chiesa, fissata per la prima volta nel cuore della Vergine dalla profezia del vecchio Simeone. Fin dai tempi più antichi gli Ebrei venerarono i luoghi santi della loro storia e vi si recavano a pregare. Allo stesso modo nacque il culto della Via Crucis, affermatosi mediante i dolorosi pellegrinaggi della Vergine e delle pie donne, non già per un disegno meditato, ma per servire i disegni di Dio sul suo popolo. Le pie donne ripararono a casa di Veronica per non incontrare Pilato con i suoi cavalieri che stava rientrando per la stessa via. Le vidi molto commosse di fronte al santo volto di Gesù impresso nel sudario. Più tardi, presero il vaso di vino aromatizzato, si diressero verso il Golgota. Giunte in cima al Calvario, la Madre di Gesù, sua nipote Maria, figlia di Cleofa, e Salomè avanzarono fino al promontorio delle croci. Con loro c'era anche Giovanni. Marta, Maria Heli, Veronica, Giovanna Chuza e Susanna si mantennero più distanti, accanto a Maria Maddalena che sembrava uscita fuori di sé. Più lontano si trovavano altre sette donne circondate da alcune persone compassionevoli. E impossibile descrivere il dolore della Vergine Maria quando vide il luogo della crocifissione: la terribile croce, i martelli, le corde, i chiodi spaventosi e gli orrendi carnefici, i quali, mezzo nudi e ubriachi, compivano il loro lavoro lanciando continue imprecazioni. Il suo sguardo andò oltre, posandosi sui farisei a cavallo, che, impazienti di vedere Gesù crocifisso, impartivano ordini e andavano su e giù dal promontorio. Di fronte a quella scena tremenda, la Madre di Gesù si sentì morire e patì interiormente le sofferenze del suo Figlio dilettissimo”. Altrettanto suggestiva e carica di significato, anche in chiave moderna, è l'illustrazione della posizione delle pie donne contenuta nell'omelia tenuta dal famoso biblista Padre Raniero Cantalamessa O.F.M. Cap. nella Basilica di S. Pietro il Venerdì Santo 6 Aprile 2007: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala" (Gv 19, 25). Per una volta lasciamo da parte Maria, sua Madre. La sua presenza sul Calvario non ha bisogno di spiegazioni. Era "sua madre" e questo spiega tutto; le madri non abbandonano un figlio, neppure condannato a morte. Ma perché erano lì le altre donne? Chi erano e quante erano? I Vangeli riferiscono il nome di alcune di esse: Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Joses, Salome, madre dei figli di Zebedeo, una certa Giovanna e una certa Susanna (Lc 8, 3). Esse avevano seguito Gesù dalla Galilea; lo avevano affiancato, piangendo, nel viaggio al Calvario (Lc 23, 27-28), sul Golgota erano state ad osservare "da lontano" (cioè dalla distanza minima loro consentita) e di lì a poco lo accompagnano, mestamente, al sepolcro, con Giuseppe di Arimatea (Lc 23, 55). Questo fatto è troppo accertato e troppo straordinario per passarvi sopra in fretta. Le chiamiamo, con una certa condiscendenza maschile, "le pie donne", ma esse sono ben più che "pie donne", sono altrettante "Madri Coraggio"! Hanno sfidato il pericolo che c'era nel mostrarsi così apertamente in favore di un condannato a morte. Gesù aveva detto: "Beato chi non si sarà scandalizzato di me" (Lc 7, 23). Queste donne sono le uniche che non si sono scandalizzate di lui".
Queste due toccanti rievocazioni, la cui scelta non è casuale, ci consentono, prima di inoltrarci negli aspetti più tradizionali, di evidenziare lo stretto sillogismo che c’è tra le pie donne del Vangelo e le pie donne alluttate delle nostre processioni. Esse, con il cuore contrito dal dolore, vestite di nero, col capo velato (quasi come facevano le donne ebree), seguono la Vergine Addolorata e con essa soffrono, piangono, pregano. Ma prima di passare alla seconda parte del nostro percorso, è utile soffermarci un attimo sul ruolo rivestito dalle alluttate nelle due processioni; ritengo, infatti, opportuno evidenziare le sottili differenze, che ai più possono passare inosservate, ma che, a mio parere, meritano un cenno per meglio comprendere gli aspetti più tradizionali.
Nella processione del Venerdì Santo le pie donne formano un tutt’uno con il "mistero delle Tre Marie" (raffigurante Maria Addolorata, Maria di Magdala e Maria di Cleofa) dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso, che non a caso, a differenza degli altri misteri dolorosi (portati a spalla) viene portato "a braccio" proprio per far sì che le statue possano restare ad altezza di donna. Le pie donne appaiono, anche visivamente, come una continuazione ideale delle Tre Marie, formando con Esse un unico corpo ondeggiante che avvolge il Cristo morto e lo culla nel suo triste percorso che rievoca l’ascesa al Calvario ma anche la sepoltura.
Nella processione del Sabato Santo, invece, appare più stretto il legale simbiotico che si instaura tra le pie donne e la Vergine Addolorata che si staglia sulle pie donne, distrutta, abbracciando il Suo Figlio esanime. Un dolore straziante, unico, incomprensibile, emana dalla splendida statua dell'Arciconfraternita del SS. Rifugio, un dolore unico ed incomprensibile come quello di tante donne che hanno vissuto la stessa terribile esperienza ma al tempo stesso un dolore che fa da contraltare all’immenso amore che solo una madre può provare per il proprio figlio e che alla fine è l'elemento che traspare con maggior forza dalla sacra icona. In questo caso le donne alluttate sembrano quasi trasportare con la loro forza spirituale il simulacro della Pietà evidenziando tutta la loro vicinanza (che trascende quasi nell'immedesimazione) con la Vergine Addolorata.
Ma esaminiamo ora agli aspetti più pratici, e non meno importanti, di questa antica tradizione. Quando inizia il voto, come si svolge e come si conclude ? Domande semplici, per molti scontate, ma che in realtà celano una molteplicità di risposte e tradizioni che vengono tramandate di generazione in generazione.
Il voto inizia, di norma, in età adolescenziale ma in realtà anche le bimbe più piccole hanno già un ruolo non secondario nelle processioni e cioè quello di vestirsi da angioletto. Non è raro vedere donne alluttate che portano in processione le loro figlie o nipotine vestite da angioletti che agitano i loro turiboli pieni di odoroso incenso. Quando la bimba crescerà e non potrà più vestirsi da angioletto, il passo sarà breve ….. inizierà ad accompagnare la madre o la nonna portando la candela, inizialmente piccola e proporzionata alla sua forza, poi sempre più grande e pesante. Sarà riconoscibile perché non indosserà ancora il velo ed il camice. Giunta in età adolescenziale (anche se non esiste un’età fissa) avverrà lo “svezzamento” e la ragazza, deciderà autonomamente se intraprendere il voto o meno. Se deciderà di farlo, la sua "mentore" le commissionerà il camice nero con il caratteristico bordino bianco orlato che sarà benedetto dal parroco durante la benedizione della casa che avviene nella Settimana Santa. Quel camice la accompagnerà finché vivrà ed anche dopo ….
La donna alluttata sceglierà liberamente se offrire il proprio voto al Cristo Morto, nella processione del Venerdì, o alla Vergine Addolorata, nella processione del Sabato, o anche in entrambi i giorni, ed ancora se accompagnerà la processione scalza o meno. Sono scelte personali, strettamente dipendenti dalla grazia chiesta o ottenuta, motivazioni intime e riservate che come tali vanno rispettate. Operata la scelta, nel giorno della processione, l’alluttata indosserà il camice nero fin da appena sveglia. Non si pettinerà, non si truccherà, non mangerà. Si recherà presso la Chiesa da cui partirà la processione con buon anticipo, si avvicinerà alle statue, ancora ferme sugli scranni, inizierà a pregare ed accenderà il cero non appena inizierà il canto del Miserere (per il Venerdì) oppure quando l’Addolorata inizierà a muoversi nella Chiesa del SS. Rifugio (per il Sabato). Alcune saranno scalze, altre porteranno candele pesantissime, ognuna secondo le proprie intenzioni personali.
La posizione di ogni alluttata è già prestabilita, eredità di una madre o di una nonna e lì resterà per tutta la processione, partecipando alle preghiere intonate dai cappellani ed alla cunnulella quando suonerà la banda. Perché è bene chiarire che le donne alluttate fanno la cunnulella, seguendo il movimento delle statue per essere con esse una sola cosa, un unico corpus, senza altri intenti e soprattutto senza alcun fanatismo (come alcuni, invece, ritengono).
Finita la processione, l'alluttata donerà ciò che resta della candela alla confraternita che ha organizzato la processione, ricevendone in cambio un pezzetto con un ramoscello di ruta oppure una camelia che conserverà con cura per tutto l’anno (la candela, ad esempio, sarà accesa durante i temporali, per dominare l’ancestrale paura che attanaglia l'animo di fronte al manifestarsi della potenza della natura). Ma tutto questo, solo dopo essersi accostata ancora una volta alla Statua, per l’ultimo bacio di commiato.
Alcune donne, specie quelle più anziane, indosseranno il camice fino alla mezzanotte del Sabato, proseguendo il digiuno. Al suono delle campane che annuncia la S. Pasqua, si inginoccheranno, e dopo essersi fatte il segno della croce svestiranno il camice e si recheranno alla veglia pasquale. Altre alluttare, invece, rinnoveranno il loro voto indossando il camice nero in tutti i venerdì o i sabato (a seconda della processione prescelta) dell’anno. Quando un'alluttata non può partecipare alla processione, perché malata o anziana, indosserà comunque il camice nel giorno della processione (se sarà in grado di farlo), e così, anche se solo indirettamente, continuerà il suo voto e manterrà inalterato il legame con il Cristo Morto o l’Addolorata.
Se il voto ha una scadenza temporale (cosa abbastanza rara) oppure se il camice dovrà essere sostituito per l’inevitabile usura del tempo, dovrà essere bruciato, preferibilmente sui falò della processione del Venerdì Santo. Medesima sorte toccherà al camice in morte dell’alluttata, allorquando dapprima sarà posto sul feretro (secondo le intenzioni della famiglia) e poi bruciato sul falò della successiva processione dei Misteri.
Una piccola curiosità, in conclusione, la voglio dedicare alla tradizione, a metà strada tra mito e leggenda, della cosiddetta “protezione della Madonna”. Nelle donne più anziane è ferma la convinzione che durante il voto la Madonna le protegga da qualsiasi accidente o problema fisico. Ecco perché le alluttate sono insensibili al caldo, al freddo, alla pioggia, e non temono di sentirsi male o di ferirsi sotto i piedi (per quelle che decidono di restare scalze); confidano, fiduciose, nella protezione della Vergine.
Tradizioni e piccoli gesti che ai più potranno sembrare anacronistici o addirittura assurdi nell'era della globalizzazione ma che invece denotano un’incredibile carica emotiva e spirituale e che manifestano quel profondo senso di religiosità e pietà popolare che traspira da ogni singolo momento della Settimana Santa a Sessa Aurunca.

testo di Pasquale Ago
foto di Rosario Ago

sabato 4 aprile 2009

ESPOSIZIONE DEL "MISTERO DI SAN CARLO"

Con la Quaresima che volge al termine, nelle prime ore pomeridiane del “sabato di passione” si svolge nella chiesa di San Carlo Borromeo la cerimonia dell’esposizione del “Mistero della Deposizione con la quale ci si dispone allo svolgimento dei riti della Settimana Santa così come avviene da tempi immemorabili. Questo rito, organizzato dalla Confraternita omonima, custode del “Mistero”, è particolarmente sentito dai confratelli del sodalizio e dai devoti che ogni anno affollano copiosi la piccola chiesa di San Carlo. La celebrazione liturgica è presenziata dal Cappellano della Confraternita ed è partecipata dai confratelli e da numerosi fedeli.
La chiesetta, dopo la solenne celebrazione, rimane aperta al culto per tutti i giorni della Settimana Santa in modo che i numerosi fedeli e turisti che accorrono a Sessa per vivere e toccare con mano l’eco dei riti della Settimana Santa possano adorare l’immagine della Deposizione di Gesù dalla Croce e vistare la chiesa che, unitamente alla cripta (la Terra Santa), rappresenta un piccolo scrigno di arte, cultura e tradizioni.
Foto in basso di Pasquale Ago.

venerdì 3 aprile 2009

Il Quarto Mistero

Il Quarto Mistero, simboleggia la caduta di Gesù sotto la Croce durante l'ascesa al Calvario. Dopo essere stato processato e condannato a morte, Gesù fu affidato ai soldati romani che lo caricarono con una pesante Croce di legno e lo avviarono verso il Golgota, dove sarebbe stato crocifisso. "Ed egli, portando su di sè la Croce, uscì verso il luogo detto Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero insieme a due altri" (Giovanni 19-18). Aveva le carni tutte lacerate dai flagelli, la testa coronata di spine e aveva perso molto sangue, per cui era così debole che appena poteva camminare; portava poi quel gran peso sulle spalle, i soldati gli davano spinte e così più volte cadde in questo viaggio.
La caduta sotto la Croce rappresenta il quarto Mistero Doloroso del Santo Rosario recitato il martedì e il venerdì. Il quarto Mistero, in passato, non aveva portatori tradizionali come per gli altri Misteri. Come già avvenuto per gli altri Misteri, riportiamo a corredo dell'articolo due fotografie. La prima risale al 1940 ed è in bianco e nero. La seconda ritrae il Mistero nel 2004, dopo l'ultimo intervento di restauro.
Foto di Pasquale Ago.

sabato 21 marzo 2009

Il Terzo Mistero

Siamo giunti a metà Quaresima e ieri sera, alle ore 18, presso la Chiesa di S. Giovanni a villa di Sessa Aurunca (Ce), si è svolta la tradizionale funzione per l'esposizione del terzo dei Misteri dolorosi che comporranno il corteo della processione del Venerdì Santo, a cura dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso. Il Terzo Mistero, simboleggia l'incoronazione di spine e la scena dell'Ecce Homo. Ecce Homo (Giovanni 19,5) significa letteralmente Ecco l'Uomo, ed è la frase che Ponzio Pilato, allora governatore romano della Giudea, ha rivolto ai Giudei nel momento in cui ha mostrato loro Gesù flagellato. Secondo il racconto dei Vangeli, al momento dell'arresto di Gesù, il Governatore lo reputava innocente, ma dato che i Giudei lo volevano giustiziare ugualmente, Pilato lo fece flagellare, credendo potesse essere il massimo della pena che gli si poteva infliggere. Quando ebbero finito con tal punizione, « i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora ed una canna tra le mani; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: "Salve, re dei Giudei!". E gli davano schiaffi.»(Gv 19,2-3). Pilato ripropose ai Giudei il Cristo coperto di piaghe e ferite sanguinanti e disse "Ecce Homo" come per dire "Eccovi l'Uomo, vedete che l'ho punito?". Ma non fu sufficiente, e fu così che i sommi sacerdoti lo fecero crocifiggere. La tradizione cristiana ha visto in questa frase una specie di conferma involontaria, anche da parte di Ponzio Pilato, del fatto che Gesù è l'uomo per eccellenza, il modello di uomo, colui che rappresenta la più alta realizzazione dell'umanità. La coronazione di spine è il terzo Mistero Doloroso del Santo Rosario recitato il martedì e il venerdì. Il terzo Mistero, in passato, veniva tradizionalmente affidato ai confratelli "artigiani" ed in particolare ai "falegnami". Come già avvenuto per gli altri Misteri, riportiamo a corredo dell'articolo due fotografie. La prima risale al 1940 ed è in bianco e nero. La seconda ritrae il Mistero nel 2004, dopo l'ultimo intervento di restauro.
Foto di Pasquale Ago.

venerdì 20 marzo 2009

A Sessa, nu’ viernerì de marzo…

A Sessa, nu’ viernerì de marzo…

Maronna! È passato n’anno! Aier’ era Natale!

Si ci piens’ ‘n attimo, te sient’ scunsulato!

pare che tutt’attuorno è sempe tale e quale

ma già te sient’ ‘e rice « avimme ‘ncuminciato! »

« Ma cominciato che? » ricesse nu furastiere

« Ormai siamo già a marzo, non credo il nuovo anno! »

E’ viernerì ‘e marzo, comincia il “miserere”,

ma vuie ‘ate raggione, i furastieri nu’ lu sanno!

« Comincia il miserere? Ohibò! Che sarà mai? »

Difficile a spiegà a cchi nun è sessano

'na cosa che nun truovi, in giro addò vai, vai

‘na cosa per la quale, vene ‘ggente da luntano!

nu canto? ‘na funzione? un rito tramandato?

difficile a spiegà chell’ che è verament’

strofette longhe, corte, nu latino struppiato,

si ru sient’ ‘a prima vota, pare solo nu lamient’,

eppure stu lamient’, ca sient’ int’ ‘a nuttata

diventa veramente a Sessa ‘na funzione

quanno ogni viernerì, a rent’ ‘a nu purtone

nu trio ‘e giovanotti se fa chesta cantata.

A ‘ggente e stu paese, da sempe è abbituata,

sape riconosce ‘a voce, ‘a strofa e chi ha cantata,

apprezza d’ogni trio l’accordo e l’espressione

e quand’anche nun capisce, è sempe n’emozione!

Na vota c’era “il trio”, uno solo, dei decani,

di quelli che cantavano con una vera arte,

che ai giovani in attesa dicevano « Domani! »

e questi umilmente si mettevano da parte.

Oggi pronti a cantare, ce ne stanno tanti,

perciò ‘sta tradizione sicuro non si perde,

certo non tutti sono subito “musicanti”,

qualcuno è già maturo, qualcuno ancora verde

ma rent’ ‘a cchiesa o fore, per ogni venerdì

passione o tradizione, ognuno so fa sentì

tutti vonn’ ‘ra ‘na “botta”, tutti vonn’ cantà

e a ‘vvote, scherzosamente, se sente : « Marisciaaà ! »

A dir la verità ( pure chesta è tradizione!)

non manca qualche volta ‘na voce a rent’ o scuro

ca dopo dduie o tre botte cantate cu passione

allucca « Mo’ fenitela! Se sceten’ ‘e ‘ccriature! »

ma ciò non è un problema, si va da un’altra parte,

c’è sempre chi ti aspetta e sa apprezzare “l’arte”,

che dice « E’ andata bene, ma la “prima” è un po’ calante! »

ma po’ sta sempe pronto a offrire a tutti quant’

‘nu bicchirieglio ‘e vino dagli auguri accompagnato

pecchè chell’ che conta non è quello che ha dato,

ma è che pe’ chist’anno, pur’ isso c’è arrivato,

ancora pe’ ‘na vota, ha sentuto “ru miserere”

perciò ringrazzi’ a Dio…e appriesse po’ se vere!

Antonio Varone marzo 2009

sabato 14 marzo 2009

Il Secondo Mistero

La Quaresima avanza e ieri sera, alle ore 18, presso la Chiesa di S. Giovanni a villa di Sessa Aurunca (Ce), si è svolta la tradizionale funzione per l'esposizione del secondo dei Misteri dolorosi che comporranno il corteo della processione del Venerdì Santo, a cura dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso. Il Secondo Mistero, che si espone il secondo venerdì di Marzo, simboleggia Gesù durante la flagellazione. Secondo i Vangeli (Mt.27,26; Mc.15,15; Lc.23,16; Gv.19,1), Gesù Cristo fu sottoposto al supplizio della flagellazione durante il processo celebrato dal procuratore romano Ponzio Pilato. Pilato fece flagellare Gesù, per dare soddisfazione ai notabili ebrei che lo accusavano. I soldati spogliarono Gesù e lo legarono per i polsi a una colonna dell'atrio. La flagellazione fu effettuata con il "flagrum" (il flagello) composto da strisce di cuoio multiplo su cui erano fissate due palle di piombo e degli ossicini. Le tracce sulla Sindone di Torino sono innumerevoli; la maggior parte delle sferzate fu indirizzata alle spalle, alla schiena, alla regione lombare e anche al petto. I carnefici dovevano essere due, uno da ciascun lato, di ineguale corporatura. Colpirono a staffilate la pelle, già alterata da milioni di microscopiche emorragie del sudor di sangue. La pelle si lacerò e si spaccò; il sangue zampillò. A ogni colpo il corpo di Gesù trasalì in un soprassalto di dolore. Le forze gli vennero meno: un sudor freddo gli imperlò la fronte, la testa gli girò in una vertigine di nausea, brividi gli corsero lungo la schiena e se non fosse stato legato molto in alto per i polsi, sarebbe crollato in una pozza di sangue. Il secondo Mistero, in passato, veniva tradizionalmente affidato ai confratelli "studenti", in attesa che si realizzassero nella professione, allorquando sarebbero stati trasferiti al Cristo Morto (che la tradizione voleva affidato solo a nobili e professionisti). Come già avvenuto per il primo Mistero, riportiamo a corredo dell'articolo due fotografie. La prima risale al 1940 ed è in bianco e nero. La seconda ritrae il Mistero nel 2004, dopo l'ultimo intervento di restauro.
Foto di Pasquale Ago

domenica 8 marzo 2009

Concerto "Musiche della Settimana Santa"




Anche per il 2009 il concerto musicale cittadino denominato "Concerto musicale Città di Sessa Aurunca", Associazione legale con atto costitutivo n°16140, C.F.n°95008330615, e ufficialmente iscritta all'albo delle associazioni comunali come associazione no profit, eseguirà l'ormai famoso e collaudato concerto della Domenica delle Palme con l'esecuzione di marce funebri che saranno poi rieseguite durante le solenni processioni del Venerdì e Sabato Santo a Sessa Aurunca. Visto il grande successo delle otto edizioni precedenti detta manifestazione è stata fortemente sollecitata dall'Amministrazione Comunale, dal Festival di Musica d'Insieme, dalle Confraternite tutte e da tantissimi cittadini. Quest'anno, il Concerto verrà eseguito non nella tradizionale sede,Auditorium Scuola Media Statale F. De Sanctis di Sessa Aurunca, perchè attualmente inagibile, ma nella monumentale Chiesa dell'Annunziata alle ore 19.30 del 5 aprile 2009 (Domenica delle Palme). Si ringrazia: le autorità ecclesiastiche per averci ospitato nella Chiesa dell'Annunziata , il Comune di Sessa Aurunca per il Patrocinio ed il contributo pro concerto, il prestigioso Festival di Musica d'Insieme per il riconoscimento della manifestazione e la collaborazione per la stessa, la Scuola Media De Sanctis che ci ha sempre ospitato nelle edizioni passate ,e le Confraternite SS. Crocifisso e Monti dei Morti, SS. Rigugio e San Carlo Borromeo per aver affidato l'accompagnamento musicale delle solenni processioni del Venerdì Santo e Sabato Santo al "Concerto Musicale Città di Sessa Aurunca" come ininterrottamente da più di duecento anni, cosa che pare non accadrà per la solenne processione della Madonna del Popolo di Lunedì in albis, sebbene il Concerto musicale cittadino da sempre alle ore 4.30 del mattino di novembre, in occasione della vera ricorrenza della Madonna del Popolo è pronto ad onorare la nostra santa Padrona con la sua musica.




sabato 7 marzo 2009

Il Primo Mistero

Ieri sera, alle ore 18, presso la Chiesa di S. Giovanni a villa di Sessa Aurunca (Ce), si è svolta la tradizionale funzione per l'esposizione del primo dei Misteri dolorosi che comporranno il corteo della processione del Venerdì Santo, a cura dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso. Un'antica tradizione, come detto, (come si può evincere dagli antichi registri che l'Arciconfraternita custodisce gelosamente), che vuole esposti, uno dopo l'altro, in tutti i venerdi di Marzo, i Misteri del Venerdì Santo, e durante la quale si tiene una S. Messa, con un sermone dedicato al simbolismo del Mistero esposto quella sera, ed alla fine si cantano le 10 strofe del Miserere, con l'accompagnamento di un harmonium. Una funzione molto sentita dalla popolazione che partecipa copiosa e che alla fine si stringe in un rapporto simbiotico con le Statue alle quali tutti affidano le proprie ansie e speranze, condensate in una preghiera riservata ed un bacio al Mistero. Nel primo venerdì di Marzo, si espone il primo Mistero che simboleggia Gesù orante nell'Orto del Getsemani dinanzi all'Angelo inviato dal Signore che gli porge il calice. Secondo quanto descritto dai Vangeli, Gesù, terminata la cena con i suoi apostoli, si avviò verso il monte degli Ulivi e si fermò nel podere chiamato Getsemani: «Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare» (Matteo 26,36). In questo podere, mentre gli apostoli dormivano, Gesù pregò ed accettò la passione che ormai gli si prospettava davanti:«Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà»(Matteo 26,41).
Il primo Mistero è il più pesante tra quelli che vengono portati in processione il Venerdì Santo e per questo, tradizionalmente, veniva affidato ai confratelli più alti e forti (la tradizione popolare voleva il Mistero affidato in passato ai "carrozzieri" - conduttori di carrozze). Riportiamo a corredo dell'articolo due fotografie del Mistero. La prima risale al 1940 ed è in bianco e nero. La seconda ritrae il Mistero nel 2004, dopo l'ultimo intervento di restauro.
Foto di Pasquale Ago

lunedì 2 marzo 2009

I confratelli ed il Venerdì Santo

Un tempo, i confratelli non possedevano i sai, che erano di proprietà esclusiva dell'arciconfraternita del SS. Crocifisso. Questo voleva dire che dopo il proprio turno bisognava svestirsi per cedere la veste ad altro confratello; ma voleva anche dire che chiunque poteva finire “sotto il Mistero” purchè riuscisse a procurarsi la "veste". Non c’erano file da rispettare, cordoni da portare, fiaccole o candele (o almeno così era nella prima metà di questo secolo); i partecipanti non erano neanche tutti confratelli ma spesso solo cittadini sessani affezionati alla processione. Un ruolo importante era quello del mazziere che dove far rispettare l’ordine e soprattutto consentire ai Misteri di farsi largo fra la popolazione che assisteva alla processione in modo non ordinato. I portatori del Cristo Morto, invece, oltre ad essere scelti fra i confratelli più anziani e di spiccate origini nobiliari o quanto meno di elevato rango sociale, non vestivano il saio (usanza che fu instaurata dal 1904 in poi) ma il frack completato da un particolare copricapo, simile ad una cuffietta. Le donne alluttate erano pochissime, in quanto si concentravano soprattutto nella processione dell’Addolorata del Venerdì Santo. Il loro consistente incremento si ebbe dopo il commissariamento. Di origine più antica è l’usanza di vestire le bimbe come angioletti che con odorosi incensieri, accompagnano, precedendolo, il Cristo Morto (usanza, questa, tuttora praticata). Ai lati del Cristo, quattro giovani confratelli, portavano la "torcia quadra", una grossa candela votiva formata dall’unione di quattro candele più piccole. Un tempo, questa era la prima fase della “gavetta” per il nuovo confratello.

Nella foto - Venerdì Santo 1963

sabato 21 febbraio 2009

Amedeo Vella

La marcia funebre che più di ogni altra suscita emozioni nel cuore dei Sessani (e non solo ….) e che tutti bene o male conoscono, almeno di nome, è senza dubbio "Una Lacrima sulla tomba di Mia Madre" più popolarmente nota come "Vella".
Tutti ne apprezziamo le sonorità che si sposano perfettamente con la nostra tradizionale "cunnulella", ma pochi conoscono la storia dell'autore "Amedeo Vella". Per questo riporto i cenni biografici dello straordinario artista che ha composto questo autentico capolavoro; vi invito a leggere con attenzione la sua storia personale per meglio comprendere il vero significato della marcia.
Vella Amedeo (1839-1923) nasce a Naro (Agrigento) il 28/8/1839 da Calogero e da Pacinella Giuseppa. Da un registro della popolazione di Naro della seconda metà dell'Ottocento si rileva che la famiglia di Don Calogero Vella era composta da detto Don Calogero, padre e capofamiglia, di professione musicante; da Donna Giustina, figlia e di professione cucitrice; da Don Amodeo Patrizio, figlio e di professione musicante militare; da Don Alfonso, figlio ed anch'egli musicante militare. La moglie di Don Calogero, Pacinella Giuseppa, risulta deceduta il 17/7/1850 all'età di 40 anni per cui Amodeo Patrizio aveva 11 anni al momento della morte della madre. Nei successivi atti del comune di Naro, il maestro Vella venne nominato Amedeo e non più Amodeo. Compositore precocissimo, si sposò con Nazarena Pulerà da cui ebbe quattro figli: Gesualdo, Giuseppina, Matilde ed Irene. Amedeo prestò servizio militare nel 54° Fanteria, partecipando alle campagne di guerra del 1860 e del 1866 e meritandosi due medaglie al valore. Per qualche tempo fu capomusica di banda militare, poi insegnò nell'orfanotrofio di Vibo Valentia. Qui si spense il 5/7/1923. Compose marce, ballabili, opere sacre, di genere e didattiche ed anche marce funebri. La più famosa è Una lacrima sulla tomba di mia madre resa celebre anche dal film di De Sica "Pane amore e…" (1956) e da "Amarcord" di Felini (1974).
Tratto dal sito www.spada.criptanet.it

sabato 14 febbraio 2009

La Processione dei Misteri durante la Seconda Guerra Mondiale

Nella nostra serie di articoli sulla Processione dei Misteri ci sembra interessante riportare quanto accadde durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il 23 Marzo 1941, si riunì l’Assemblea dei confratelli del SS. Crocifisso che deliberò, per motivi di ordine pubblico, che la processione dei Misteri si svolgesse di giorno, cioè dalle ore 14:30 alle ore 19:30. Per garantire il rispetto di detti orari, il priore e gli assistenti minacciarono, oltre all’applicazione delle sanzioni penali previste dal regime (ci riferiamo a quello fascista), la radiazione dalla confraternita oppure la perdita dei diritti agli emolumenti annuali per i confratelli più bisognosi. Questa delibera fu applicata anche nei due anni successivi (in piena Guerra), come è documentato in alcune foto dell’epoca. Questa fu un'occasione ghiotta per i fotografi che ebbero l'opportunità di scattare diverse fotografie in un orario favorevole (in passato, le uniche foto disponibili ritraggono l'uscita della processione poichè era impossibile effettuare fotografie decenti in piena notte), una delle quali, opera del fotografo Attilio Romano, è pubblicata a corredo dell'articolo.
Interessante notare che neanche in piena guerra la città riuscì a rinunciare alle sue amate processioni nonostante il pericolo per l'incolumità pubblica.
Un ulteriore segno del profondo legame che da secoli lega Sessa Aurunca alle processioni della Settimana Santa.

venerdì 6 febbraio 2009

La Quaresima e le cene conviviali

Concluse le feste carnascialesche del martedì grasso - che nella città di Sessa Aurunca non hanno avuto mai particolare rilevanza - inizia il tempo forte per eccellenza della conversione e del ritorno a Dio: la Quaresima.
Il periodo quaresimale è inaugurato dalla funzione religiosa del Mercoledì delle Ceneri. La
cerimonia si tiene, anche a Sessa Aurunca, con grande adesione popolare e con la partecipazione dei membri delle Confraternite cittadine in Cattedrale.
Poco dopo un gruppo di confratelli, invitati singolarmente e a voce, siederà assieme per la prima delle cosiddette "cene conviviali", un rito tradizionale che è particolarmente caro ai sessani. Le altre seguiranno tutti i venerdì di marzo, dopo la funzione - che si svolge nella chiesa di San Giovanni a Villa - dell'esposizione dei "Misteri" che costituiranno il corteo processionale del Cristo Morto il Venerdì Santo; si inizia con quello che raffigura "Gesù nell'orto del Getsemani" e, nei venerdì seguenti, si prosegue nell'ordine con gli altri.
Mauro Volante, in una sua nota scrive che: «… quello delle "cene conviviali" é un rito ignoto ai più perché le persone che ne sono i gelosi custodi mal vedono "l'intrusione" di estranei che potrebbero non comprendere o male interpretare lo spirito che li anima. Perché in queste usanze c'è tutto il carattere di una gente che, quasi per sortilegio, è restata quella di mille e mille anni fa; che è uscita indenne da ogni dominazione e che costituisce quasi un'isola etnica nella stessa terra di Lavoro.
Le "cene" si tengono presso alcuni ambienti della città. Ad essa prendono parte pochissim
i commensali, i quali, più che consumare abbondanti pasti, non fanno altro che raccontare aneddoti ed episodi recenti e passati inerenti la Pasqua, discutere sulle processioni, delibare qualche bicchiere di vino accuratamente scelto nelle cantine di qualche amico che ha ancora la fortuna di avere un colono che "sa fare" il buon vino, intonare qualche marcia funebre per far rivivere nella mente le processioni del Venerdì e del Sabato Santo ma soprattutto per cantare il "Miserere" …».
La storia di tali consessi è remota. Si è voluto far risalire la loro origine a quelle che Plinio definisce "hetaeriae": incontri culturali, durante i quali i Cristiani rievocavano l'Ultima Cena di Gesù con gli Apostoli consumando «… un cibo, che era, ad ogni modo, quello consueto ed innocente…».
I cibi consumati sono quelli tradizionali di magro: baccalà, pizze al pomodoro e con scarola ed olive (calascione), alici, tonno, olive, cipolle, pecorino stagionato, mozzarella di bufala, finocchi arance e mandarini, il tutto accompagnato dal locale vino Falerno.
La gamma dei sapori si attesta sulla linea dell'aspro, acre, amaro, fatta eccezione per la mozzarella e i finocchi; mentre la presenza della cipol
la garantisce benefici alla voce dei cantori del "Miserere".
Terminata la parca cena, é tradizione cantare il "Miserere" nel cuore della città vecchia fino a tarda notte.
Durante questo periodo, per le vie del centro storico, è possibile osservare qualche pittoresca rappresentazione popolare della quaresima; una bambola che stringe fra le mani una "conocchia" (allusiva alla ordinaria occupazione delle vecchine) e dalla cui estremità inferiore si faranno fuoriuscire sette piume di gallina, simbolo delle sette settimane del periodo quaresimale che, una per settimana, saranno via via tolte...

domenica 1 febbraio 2009

Sessa Aurunca e la processione dei Misteri


Un tempo, al passaggio della processione, si accendevano le luminarie predisposte per la festa dei Santi Patroni, e sulle finestre del centro storico ardevano antiche lucerne e centinaia di bengala colorati. Il nostro concittadino prof. Ferdinando Tommasino, nel suo splendido ed introvabile libro del 1943, intitolato “Giovedì Santo”, scriveva infatti: “…Su ogni veranda e su tutti i davanzali ardono minuscoli punti luminosi che concorrono alla fantasmagoria dello spettacolo. Sono piccole lucerne che spandono la loro fioca luce a somiglianza di miriadi di atomi ardenti e fosforescenti nel crepuscolo della notte… La luce opaca delle lucerne, il punteggiare di piccole stelle nella notte, si spegne piano: e ad un tratto, come per incanto, un bagliore accecante vince il crepuscolo della sera. Centinaia di bengala si accendono su tutti i balconi del Corso: fasci di luce bianca, vincono il cupo riflesso del verde e del rosso. Sono mille fiaccole il cui luccichio fa assumere ai gruppi plastici toni ed aspetti vari, gli uni più belli degli altri. Una scia argentata illumina il volto del Cristo: ma il bianco colore si spegne ed un fascio di luce rossa affievolisce il primo splendore. E’ una galleria di variopinti bagliori sotto cui passano i Misteri…". Non si conosce l’origine dell’usanza di accendere i bengala al passaggio del corteo processionale ma è presumibile ritenere (anche dal fatto che il prof. Tommasino parla di bengala tricolori, di quelli ancora oggi in vendita, specie per le feste di fine anno) che essi furono introdotti nel ventennio fascista. Le ultime testimonianze di questo tipo risalgono al 1965 / 66. In un video risalente agli inizi degli anni 60, opera del fotografo aurunco Dario Iacobelli, si nota la presenza di questi bengala a conferma di quanto detto finora.

Oggi, è viva più che mai l'usanza di esporre sui davanzali e sui balconi dei lumini con involucro rosso che vengono accesi al passaggio della processione. Grande è il colpo d'occhio che essi producono in special modo nei vicoli più antichi della città, come ad esempio via S. Leo (come si nota nella fotografia pubblicata a corredo).

Molti concittadini usano ancora chiudere le imposte delle finestre e le saracinesche dei negozi, come avviene al passaggio di qualsiasi corteo funebre.

Piccoli ma significativi gesti che contribuiscono ad arricchire la coreografia di una processione antica e spettacolare come poche.
(La foto pubblicata è opera di Giampaolo Soligo da Sessa Aurunca)

sabato 31 gennaio 2009

La durata della processione dei Misteri



Ecco il punto più controverso nella lunga storia della processione. E’ difficile stabilire con esattezza quali fossero gli orari di uscita e di ritirata. Spulciando i vecchi verbali della confraternita, emergono dati contrastanti: nel XX secolo le varie amministrazioni stabilivano che l’inizio avvenisse intorno alle ore 17:30/18 e la conclusione alle ore 2. Tali indicazioni, però, nella pratica venivano sistematicamente disattese. Le più lunghe dilatazioni temporali avvennero nel periodo fascista (1922-1940), quando la processione, iniziava verso le 16/16:30 e terminava in tarda notte (le 3, spesso anche le 4 del mattino). Tutto ciò favoriva degenerazioni di vario genere che portarono alla sospensione della processione nel 1966.

Infatti, anche dopo la guerra, gli orari rimasero gli stessi del periodo precedente.

Durante il periodo di gestione commissariale (1968-1981), si ebbe una drastica riduzione della durata che fu ridotta a 3 – 4 ore con tutte le soste. Ne risultò una processione del tutto stravolta, laddove la cunnulella (vera caratteristica peculiare) fu quasi del tutto eliminata.

Dopo il commissariamento si tornò ad una durata media di circa 6-7 ore ma con una sola sosta di circa 30 minuti presso la Cattedrale.

Oggi, la processione ha una durata di circa 6 ore ma senza alcuna sosta.

giovedì 29 gennaio 2009

Elezioni all'Arciconfraternita del SS. Rosario


Nel pomeriggio di Sabato 31 gennaio p.v., i confratelli dell'Arciconfraternita del SS. Rosario, si sono riuniti per rinnovare il Consiglio di Amministrazione.

Il Consiglio uscente, presieduto dal priore Avv. Eduardo Mancini, che ha ben operato in questo triennio, è stato rinnovato. Unico avvicendamento è stato quello tra il consigliere uscente Michele Rozzera (che ha volontariamente deciso di non riproporsi per sopravvenuti impegni lavorativi) ed il nuovo consigliere Umberto Valletta.

A tutti giunga l'augurio di buon lavoro da parte della redazione del blog.

Le soste nella Processione dei Misteri

Assistendo alla processione dei Misteri del Venerdì Santo a Sessa Aurunca si resta colpiti dal fatto che una processione così lunga e stancante non preveda soste, come ad esempio avviene il Sabato Santo. Non è stato sempre così ! In passato erano previste diverse soste che se da un lato consentivano a confratelli e popolazione di rifiatare, dall'altro lato favorirono la maggior parte di quelle degerazioni che furono la causa della sospensione della processione del maggio 1966. Fino a tale anno, la processione sostava nelle seguenti chiese: S. Stefano, S. Germano, Cattedrale, Annunziata. Le prime tre soste duravano qualche decina di minuti; l’ultima, invece, quasi due ore. Si racconta che una volta sistemati i Misteri nella Chiesa, la stessa veniva chiusa e tutti andavano a rifocillarsi in qualche casa oppure nelle tante osterie, cantine e trattorie che un tempo esistevano a Sessa. Nel periodo commissariale (1968-1981) la situazione mutò: le chiese, al passaggio della processione, restavano chiuse, le soste si ridussero e la tradizionale sosta-lunga dell’Annunziata fu del tutto soppressa. Durante le brevi pause di questo periodo (la prima ai Cappuccini, la seconda davanti alla Cattedrale, la terza in piazza, davanti all’ingresso del Municipio), i predicatori della Curia tenevano brevi sermoni sui misteri della Passione e Resurrezione di Cristo. Dopo il commissariamento (dal 1982 in poi), fu mantenuta una sola breve sosta innanzi la Cattedrale ma esigenze di ordine interno ne suggerirono l’eliminazione alla fine degli anni 80 e così tuttora non sono previste soste, se non in casi eccezionali (come nel 2008 a causa della pioggia battente).

martedì 27 gennaio 2009

Convegno Nazionale sul tema "Settimana Santa e Internet"

Negli ultimi tempi il mondo confraternale e tutto ciò che ruota intorno alla Settimana Santa è sempre più presente in internet.
Per meglio conoscere ed interpretare questo nuovo aspetto del modo di diffondere le nostre antiche tradizioni
Sabato 7 Febbraio 2009, alle ore 19:15, presso la Chiesa del Purgatorio di Molfetta (BA), si terrà il
Convegno Nazionale sul tema "SETTIMANA SANTA E INTERNET".
I lavori saranno introdotti dal Priore dell’Arciconfraternita della Morte di Molfetta Francesco Stanzione, che ha promosso e organizzato il convegno.
Seguirà la relazione di Beppino Tartaro - Verona e gli interventi di Rosario Ago - Sessa Aurunca (CE), Francesco Cambione - Bitonto (BA), Luca Catucci - Taranto.
Il Convegno è sotto il patrocinio dell'Associazione Internazionale di Studi e Ricerche sulla Cultura Popolare Religiosa "La Veste Rossa" www.lavesterossa.com.

Per ulteriori informazioni:

www.lamiasettimanasanta.net

Il percorso della Processione dei Misteri

Il percorso attuale della Processione dei Misteri è quasi identico a quello originario se non per qualche piccola variazione. Ciò non vuol dire che nel corso del tempo non abbia subito modificazioni che seppur temporanee meritano un cenno.
Verso la fine degli anni 50 e fino al 1964-65, la processione dei Misteri, appena iniziata, proseguiva attraverso la strada provinciale (senza passare per via delle Terme e per piazza Tiberio) fino alla piazzetta delle cd. case popolari (oggi viale Trieste). Questa variazione fu necessaria per consentire agli abitanti di tale nuovo rione (che ricordo fu costruito ex novo subito dopo la seconda guerra mondiale) di ammirare il passaggio dei Misteri; questa deviazione determinava, però, un notevole incremento della durata della processione e per questo all'inizio del periodo commissariale (1968) fu eliminata. La seconda variazione di rilievo riguarda la parte centrale della processione. Un tempo i Misteri raggiungevano la piazzetta Giovanni Bruno per poi ridiscendere verso la Chiesa dell’Annunziata e, senza passare per via S. Lucia, seguivano il percorso che ancora oggi conosciamo. Nella seconda metà del secolo, infine, e per oltre 20 anni, essendo impraticabili le strade che da via Ferranzio conducono al Duomo, la processione procedeva, dopo la sosta a S. Germano, lungo il corso Lucilio e raggiungeva il Duomo attraverso via Delio, costringendo i confratelli a scendere gli scalini (un tempo presenti sulla discesa che porta a via Delio).

domenica 25 gennaio 2009

Quando la Processione dei Misteri usciva di Giovedì .....

Forse non tutti sanno che fino al 1956, la Processione dei Misteri si svolgeva nella giornata del Giovedì Santo (e così fu per secoli). I Misteri avanzavano mentre la popolazione si dedicava allo “struscio” e nelle chiese sessane venivano aperti i tradizionali "sepolcri". Nel 1956, il Vescovo pro tempore Mons. Gaetano De Cicco, spostò la processione al Venerdì Santo ottemperando ad una determinazione della Sacra Congregazione dei Riti che riteneva, così, di interpretare più fedelmente il Vangelo. La storica trasformazione, che coinvolgeva anche le processioni dell’Addolorata e di San Carlo, che slittavano al Sabato Santo, provocò non poche perplessità tra confratelli e fedeli che vedevano stravolta una secolare tradizione. Bisogna anche considerare che questo slittamento impediva alla popolazione di partecipare ad un'altra antica funzione, quella delle "Tre Ore di Agonia" in Cattedrale. Il Venerdì Santo, alle ore 15, quando la processione dell'Addolorata (che era l'ultima a ritirarsi) era appena terminata, la popolazione confluiva nella Cattedrale per partecipare a questa toccante cerimonia durante la quale veniva schiodato il corpo di Cristo da una grande Croce posta sull'altare maggiore.

Un gruppo di confratelli costituì una delegazione che si recò in Vaticano per trattare con la Congregazione dei Riti. I risultati, però, non furono positivi.

Gli anziani della confraternita ricordano che quell'anno il Venerdì Santo fu particolarmente piovoso (mentre il Giovedì era sereno) e tutti interpretarono questo accadimento come un segno del destino.

Oggi, invece, nessuno si sognerebbe di cambiare il giorno della processione ed a conti fatti la riforma voluta dal Vescovo De Cicco si è rivelata molto utile per consentire ai confratelli ed alla popolazione di tirare il fiato prima delle due grandi processioni del Venerdì e Sabato Santo.

Curiosità: il prof. Ferdinando Tommasino nel 1943 pubblicava "Giovedì Santo" un testo ormai quasi introvabile (chi vi scrive ne custodisce gelosamente un esemplare) che contiene (a mio parere) la più bella descrizione esistente della processione dei Misteri che, all'epoca, si svolgeva ancora il Giovedì Santo.

martedì 13 gennaio 2009

Ritiro Spirituale dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso

Sabato 10 e Domenica 11 gennaio scorso, presso la Comunità delle Ancelle del Sacro Cuore della Beata Caterina Volpicelli di Sessa Aurunca si è svolto un ritiro spirituale dei confratelli del SS. Crocifisso di Sessa Aurunca.
Nella pace e tranquillità consona a qualsiasi convento, i confratelli si sono radunati nel primo pomeriggio del sabato e guidati da Mons. Don Cosma Capomaccio hanno iniziato un fecondo incontro di catechesi che dapprima ha approfondito i temi della lettera pastorale di S. Ecc.za Mons. Antonio Napoletano, Vescovo della Diocesi di Sessa Aurunca e successivamente si sono trattenuti a dibattere di questioni teologiche con Don Cosma.
La prima giornata si è conclusa con una semplice ma gioiosa cena comunitaria, gentilmente allestita dalla Sorelle del Sacro Cuore. Alcuni confratelli hanno poi concluso la serata presso l'abitazione del confratello Giovanni Palmieri, per ammirare lo splendido presepe dallo stesso allestito presso la sua abitazione.
La mattina della domenica i confratelli si sono riuniti di buon ora per la recita del S. Rosario meditato. Successivamente, i consiglieri hanno presentato ai confratelli la bozza di nuovo regolamento interno che sarà sottoposto all'approvazione dell'Assemblea Ordinaria dei confratelli del 6 febbraio p.v.
Dopo un lungo e fecondo dibattito tra i tanti confratelli presenti ed i componenti del Consiglio di Amministrazione, il ritiro si è concluso con un festoso e lauto pranzo, sempre a cura delle Consorelle del Sacro Cuore e coronato da un brindisi di augurio a cui hanno partecipato anche diversi familiari.
Una bella e costruttiva esperienza di rinnovamento interiore per tutti i confratelli, che già durante l'anno, per ferma volontà del Consiglio di Amministrazione in carica, sono impegnati in un fervente cammino di crescita spirituale con incontri di catechesi, ritiri spirituali e pellegrinaggi.
L'appuntamento è per sabato 28 febbraio, quando avrà luogo un altro ritiro spirituale per la preparazione alla Quaresima.