lunedì 2 marzo 2009

I confratelli ed il Venerdì Santo

Un tempo, i confratelli non possedevano i sai, che erano di proprietà esclusiva dell'arciconfraternita del SS. Crocifisso. Questo voleva dire che dopo il proprio turno bisognava svestirsi per cedere la veste ad altro confratello; ma voleva anche dire che chiunque poteva finire “sotto il Mistero” purchè riuscisse a procurarsi la "veste". Non c’erano file da rispettare, cordoni da portare, fiaccole o candele (o almeno così era nella prima metà di questo secolo); i partecipanti non erano neanche tutti confratelli ma spesso solo cittadini sessani affezionati alla processione. Un ruolo importante era quello del mazziere che dove far rispettare l’ordine e soprattutto consentire ai Misteri di farsi largo fra la popolazione che assisteva alla processione in modo non ordinato. I portatori del Cristo Morto, invece, oltre ad essere scelti fra i confratelli più anziani e di spiccate origini nobiliari o quanto meno di elevato rango sociale, non vestivano il saio (usanza che fu instaurata dal 1904 in poi) ma il frack completato da un particolare copricapo, simile ad una cuffietta. Le donne alluttate erano pochissime, in quanto si concentravano soprattutto nella processione dell’Addolorata del Venerdì Santo. Il loro consistente incremento si ebbe dopo il commissariamento. Di origine più antica è l’usanza di vestire le bimbe come angioletti che con odorosi incensieri, accompagnano, precedendolo, il Cristo Morto (usanza, questa, tuttora praticata). Ai lati del Cristo, quattro giovani confratelli, portavano la "torcia quadra", una grossa candela votiva formata dall’unione di quattro candele più piccole. Un tempo, questa era la prima fase della “gavetta” per il nuovo confratello.

Nella foto - Venerdì Santo 1963

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