Un tempo, al passaggio della processione, si accendevano le luminarie predisposte per la festa dei Santi Patroni, e sulle finestre del centro storico ardevano antiche lucerne e centinaia di bengala colorati. Il nostro concittadino prof. Ferdinando Tommasino, nel suo splendido ed introvabile libro del 1943, intitolato “Giovedì Santo”, scriveva infatti: “…Su ogni veranda e su tutti i davanzali ardono minuscoli punti luminosi che concorrono alla fantasmagoria dello spettacolo. Sono piccole lucerne che spandono la loro fioca luce a somiglianza di miriadi di atomi ardenti e fosforescenti nel crepuscolo della notte… La luce opaca delle lucerne, il punteggiare di piccole stelle nella notte, si spegne piano: e ad un tratto, come per incanto, un bagliore accecante vince il crepuscolo della sera. Centinaia di bengala si accendono su tutti i balconi del Corso: fasci di luce bianca, vincono il cupo riflesso del verde e del rosso. Sono mille fiaccole il cui luccichio fa assumere ai gruppi plastici toni ed aspetti vari, gli uni più belli degli altri. Una scia argentata illumina il volto del Cristo: ma il bianco colore si spegne ed un fascio di luce rossa affievolisce il primo splendore. E’ una galleria di variopinti bagliori sotto cui passano i Misteri…". Non si conosce l’origine dell’usanza di accendere i bengala al passaggio del corteo processionale ma è presumibile ritenere (anche dal fatto che il prof. Tommasino parla di bengala tricolori, di quelli ancora oggi in vendita, specie per le feste di fine anno) che essi furono introdotti nel ventennio fascista. Le ultime testimonianze di questo tipo risalgono al 1965 / 66. In un video risalente agli inizi degli anni 60, opera del fotografo aurunco Dario Iacobelli, si nota la presenza di questi bengala a conferma di quanto detto finora.
Oggi, è viva più che mai l'usanza di esporre sui davanzali e sui balconi dei lumini con involucro rosso che vengono accesi al passaggio della processione. Grande è il colpo d'occhio che essi producono in special modo nei vicoli più antichi della città, come ad esempio via S. Leo (come si nota nella fotografia pubblicata a corredo).
Molti concittadini usano ancora chiudere le imposte delle finestre e le saracinesche dei negozi, come avviene al passaggio di qualsiasi corteo funebre.
Piccoli ma significativi gesti che contribuiscono ad arricchire la coreografia di una processione antica e spettacolare come poche.
(La foto pubblicata è opera di Giampaolo Soligo da Sessa Aurunca)
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