Siamo giunti a metà Quaresima e ieri sera, alle ore 18, presso la Chiesa di S. Giovanni a villa di Sessa Aurunca (Ce), si è svolta la tradizionale funzione per l'esposizione del terzo dei Misteri dolorosi che comporranno il corteo della processione del Venerdì Santo, a cura
dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso. Il Terzo Mistero, simboleggia l'incoronazione di spine e la scena dell'Ecce Homo. Ecce Homo (Giovanni 19,5) significa letteralmente Ecco l'Uomo, ed è la frase che Ponzio Pilato, allora governatore romano della Giudea, ha rivolto ai Giudei nel momento in cui ha mostrato loro Gesù flagellato. Secondo il racconto dei Vangeli, al momento dell'arresto di Gesù, il Governatore lo reputava innocente, ma dato che i Giudei lo volevano giustiziare ugualmente, Pilato lo fece flagellare, credendo potesse essere il massimo della pena che gli si poteva infliggere. Quando ebbero finito con tal punizione, « i soldati, intrecciata una corona di spine,
gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora ed una canna tra le mani; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: "Salve, re dei Giudei!". E gli davano schiaffi.»(Gv 19,2-3). Pilato ripropose ai Giudei il Cristo coperto di piaghe e ferite sanguinanti e disse "Ecce Homo" come per dire "Eccovi l'Uomo, vedete che l'ho punito?". Ma non fu sufficiente, e fu così che i sommi sacerdoti lo fecero crocifiggere. La tradizione cristiana ha visto in questa frase una specie di conferma involontaria, anche da parte di Ponzio Pilato, del fatto che Gesù è l'uomo per eccellenza, il modello di uomo, colui che rappresenta la più alta realizzazione dell'umanità. La coronazione di spine è il terzo Mistero Doloroso del Santo Rosario recitato il martedì e il venerdì. Il terzo Mistero, in passato, veniva tradizionalmente affidato ai confratelli "artigiani" ed in particolare ai "falegnami". Come già avvenuto per gli altri Misteri, riportiamo a corredo dell'articolo due fotografie. La prima risale al 1940 ed è in bianco e nero. La seconda ritrae il Mistero nel 2004, dopo l'ultimo intervento di restauro.
dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso. Il Terzo Mistero, simboleggia l'incoronazione di spine e la scena dell'Ecce Homo. Ecce Homo (Giovanni 19,5) significa letteralmente Ecco l'Uomo, ed è la frase che Ponzio Pilato, allora governatore romano della Giudea, ha rivolto ai Giudei nel momento in cui ha mostrato loro Gesù flagellato. Secondo il racconto dei Vangeli, al momento dell'arresto di Gesù, il Governatore lo reputava innocente, ma dato che i Giudei lo volevano giustiziare ugualmente, Pilato lo fece flagellare, credendo potesse essere il massimo della pena che gli si poteva infliggere. Quando ebbero finito con tal punizione, « i soldati, intrecciata una corona di spine,Foto di Pasquale Ago.
che comporranno il corteo della processione del Venerdì Santo, a cura dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso. Il Secondo Mistero, che si espone il secondo venerdì di Marzo, simboleggia Gesù durante la flagellazione. Secondo i Vangeli (Mt.27,26; Mc.15,15; Lc.23,16; Gv.19,1), Gesù Cristo fu sottoposto al supplizio della flagellazione durante il processo celebrato dal procuratore romano Ponzio Pilato. Pilato fece flagellare Gesù, per dare soddisfazione ai notabili ebrei che lo accusavano. I soldati spogliarono Gesù e lo legarono per i polsi a una colonna dell'atrio. La flagellazione fu effettuata con il "flagrum" (il flagello) composto da strisce di cuoio multiplo su cui erano fissate due palle di piombo e degli ossicini. Le tracce sulla Sindone di Torino sono innumerevoli; la maggior parte delle sferzate fu indirizzata alle spalle, alla schiena, alla regione lombare e anche al petto. 


della processione del Venerdì Santo, a cura dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso. Un'antica tradizione, come detto, (come si può evincere dagli antichi registri che l'Arciconfraternita custodisce gelosamente), che vuole esposti, uno dopo l'altro, in tutti i venerdi di Marzo, i Misteri del Venerdì Santo, e durante la quale si tiene una S. Messa, con un sermone dedicato al simbolismo del Mistero esposto quella sera, ed alla fine si cantano le 10 strofe del Miserere, con l'accompagnamento di un harmonium. Una funzione molto sentita dalla popolazione che partecipa copiosa e che alla fine si stringe in un rapporto simbiotico con le Statue alle quali tutti affidano le proprie ansie e speranze, condensate in una preghiera riservata ed un bacio al Mistero. Nel
primo venerdì di Marzo, si espone il primo Mistero che simboleggia Gesù orante nell'Orto del Getsemani dinanzi all'Angelo inviato dal Signore che gli porge il calice. Secondo quanto descritto dai Vangeli, Gesù, terminata la cena con i suoi apostoli, si avviò verso il monte degli Ulivi e si fermò nel podere chiamato Getsemani: «Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare» (Matteo 26,36). In questo podere, mentre gli apostoli dormivano, Gesù pregò ed accettò la passione che ormai gli si prospettava davanti:«Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà»(Matteo 26,41).
prima metà di questo secolo); i partecipanti non erano neanche tutti confratelli ma spesso solo cittadini sessani affezionati alla processione. Un ruolo importante era quello del mazziere che dove far rispettare l’ordine e soprattutto consentire ai Misteri di farsi largo fra la popolazione che assisteva alla processione in modo non ordinato. I portatori del Cristo Morto, invece, oltre ad essere scelti fra i confratelli più anziani e di spiccate origini nobiliari o quanto meno di elevato rango sociale, non vestivano il saio (usanza che fu instaurata dal 1904 in poi) ma il frack completato da un particolare copricapo, simile ad una cuffietta. Le donne alluttate erano pochissime, in quanto si concentravano soprattutto nella processione dell’Addolorata del Venerdì Santo. Il loro consistente incremento si ebbe dopo il commissariamento. Di origine più antica è l’usanza di vestire le bimbe come angioletti che con odorosi incensieri, accompagnano, precedendolo, il Cristo Morto (usanza, questa, tuttora praticata). Ai lati del Cristo, quattro giovani confratelli, portavano la "torcia quadra", una grossa candela votiva formata dall’unione di quattro candele più piccole. Un tempo, questa era la prima fase della “gavetta” per il nuovo confratello.